American Beauty

Mi capita a volte di leggere notizie strappalacrime che ti avvelenano (giusto il tempo della lettura, però). In questo deserto emotivo, in cui siamo travolti dalla quotidianità, si ha una partecipazione molto relativa alle disgrazie degli altri. Ci si indigna, se ne discute davanti a un caffè, si scrive un tweet pieno di punti esclamativi eppoi tutto viene travolto dal consueto tran tran: la fame, la sete, la violenza, la guerra, la povertà, la malattia. Povero a chi capita e tutto finisce li.

C’è una storia che mi ha colpito, forse meno cruenta delle altre, ma altrettanto terribile. E bella.

Una signora era addolorata dal fatto che sua madre fosse devastata dall’alzheimer e per questo motivo non solo non era più autosufficiente, ma non si ricordava nemmeno chi fosse. Questo è terribile perchè ciò che ci definisce sono proprio le esperienze. Quindi fu costretta a lasciarla in una casa di cura specializzata che la sorvegliasse. Qualche stanza prima della madre c’era un anziano curava amorevolmente una vecchia signora, sua moglie, e lei non potè trattenersi dal chiedergli:

– Ma come fa ad essere ancora così attaccato a lei se nemmeno la riconosce?

In sostanza le parve stravagante, non sano, non aver sostituito una cosa rotta con una nuova e in buono stato.

– Lei sicuramente non sa chi io sia. Ma io mi ricordo perfettamente di lei.

Rispose il signore e continuò ad accudirla.

Amare qualcuno che è solo l’ombra di ciò che fu, nutrire questo amore con i ricordi che si sono condivisi dunque.

Mi viene in mente la parte finale di american beauty quando lui sta per morire e in un flashback rutilante si affastellano ricordi di risate, di gioia, di luoghi, di nascite, di amore.

Al di la del ruolo che interpreti ogni giorno, mai, mai dimenticarsi che siamo persone.

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37 risposte a “American Beauty”

  1. Per e l’amore verso una persona non si ferma mai… e sopratutto nei bisogno di malattie… oggi viviamo cosi superficiali senza renderci conto quanto siamo diventati primitivi… piangiamo per cose inutile.. ma dimentichiamo le cose fondale… molto bello questo post la vita vera ci insegna tante cose… Pif

    1. Dovremmo fermarci un attimo e ricordarci cosa siamo. Cosa davvero vale. Grazie di questo prezioso commento. Baci

      1. corriamo troppo veloci in varie direzioni… sarebbe meglio di fare passi lenti e tutti insieme, per costruire una umanità più umana… ti abbraccio 😉

  2. Pif ha una sensibiltà incredibile..
    Al di là di quello che questo strano mondo ci rimanda ogni giorno
    ci sono persone che in silenzio lavorano.
    E’ quel lavoro che non ha retribuzione: dare amore.
    Io ci credo, nonostante tutto ci credo.

    la tua è una bellissima riflessione…..
    , e di lui l’unica risposta possibile.
    vento

    1. Allora siamo almeno in tre a crederci! Baci ❤

      1. tre è il numero perfetto!!!! 🙂

  3. conosco bene l’alzheimer. mia madre prima di…….l’abbiamo vissuto insieme

    1. Accidenti, mi dispiace! Mi immagino. Un abbraccio

      1. ci sono anche dei risvolti “divertenti” se hai tanta ironia dentro di te.

      2. Situazioni un po’ surreali suppongo. Bisogna “solo” rovesciare quello che si da per scontato. Una cosetta da niente

  4. Avatar in fondo al cuore
    in fondo al cuore

    Bisogna darsi delle priorità…..e stabilire cosa è davvero importante e dedicarci a quello prevalentemente, buona domenica! 🙂

  5. Amare qualcuno vuol dire farlo a prescindere dalla qualità dei momenti che viviamo ogni giorno, ricordarsi sempre da dove veniamo e…dove andremo.
    Un bel pensiero, tocca il fondo del cuore.

    Silvano

    1. Grazie Silvano, hai centrato come al solito. Capire chi siamo, la nostra essenza e quella degli altri. Non siamo niente senza gli altri. Un abbraccio

  6. Alzheimer è una brutta bestia. Ero convinto che per chi ne soffre almeno fosse solo un oblio sin quando non mi ci sono scontrato in prima persona. Mia suocera se lo è trascinato per 12 anni, sino a diventare un completo vegetale, e sfortunatamente aveva un fisico straordinario ed è sopravvissuta per almeno 3 anni in quelle condizioni.
    Ma una cosa mi ha colpito. Un giorno, era già in stato avanzato, e non riconosceva nessuno né tanto meno parlava o scambiava, era già alimentata tramite sondino naso-gastrico, un giorno vidi il suo sguardo, che da opaco come sempre divenne vivido e intenso. Era uno sguardo di terrore puro, di sofferenza profonda. Uno sguardo che diceva “liberatemi”. Lo ricordo come fosse ora. Lì ho capito che è una maledizione per chi ne soffre. Ed è lì che ho fatto un patto. Reciproco. Se dovessi ammalarmi in questo modo, voglio essere aiutato ad andarmene. E io aiuterò il mio sodale, se necessario.

    1. Mi lasci senza fiato. È la mia stessa paura e penso che ognuno debba poter scegliere liberamente. Rifiutare l’accanimento terapeutico è una umana, personalissima decisione. Senza santi e senza fanti di mezzo

  7. Il signor L. forse ha avuto l’alzheimer da piccolo 🙂

    1. A me il Signor L pare piuttosto sveglio e vigile…

  8. Una bellissima risposta quella di quell’uomo ad una domanda che fa pensare che la signora non abbia mai amato veramente nessuno se sarebbe disposta ad abbandonare chi gli era caro nel momento in cui non dovesse avere più un riscontro alle sue attenzioni.
    Forse quell’anziana donna curata amorevolmente dal marito occasionalmente aveva sprazzi di lucidità e lo riconosceva, guardandolo come un tempo. Quei momenti erano per lui sufficienti a ripagarlo di tutta la sofferenza ed i sacrifici nello starle vicina anche se sono convinto che si portassero dietro una notevole dose di sofferenza.
    Non dobbiamo mai dimenticare che l’amore è l’unico vero scopo della vita.

    1. Si, l’amore è l’unica risposta che abbia un senso eh si, la signora, meschina, non conosce l’amore

  9. La risposta di quella persona anziana (tanto dopo i sessanta siamo tutti anziani) è esemplare non perché dimostra attaccamento verso una persona presente solo fisicamente ma perché quando c’è amore, quello vero, e sincerità di sentimenti il fardello non è così pesante.
    Mi vede da chiedermi: se lui non avesse accudito alla moglie cosa avrebbe potuto fare? Avrebbe trovato piacere oppure solo un’effimera giia di vivere.
    Il discorso è diverso quando è una figlia (o un figlio) che si deve occupare di un anziano malato.
    Qui le domande diventano molte ma le risposte possono mancare.
    Dolcissima serata
    Un grande abbraccio

    1. Non è facile, ma non si può nemmeno vivere come se si fosse soli al mondo.

      1. Certamente no, ma dopo aver passato una vita insieme qualcosa ci legherà pure all’altra (o altro). E poi a settanta e passa anni che vita di mondo può pensare?

      2. Mah, è un fatto di testa e di salute ovviamente, ma non penso che l’età sia un ostacolo per farsi i fatti propri

      3. E’ difficile da spiegare ma si deve capire in quale contesto sono cresciute quelle persone. Era un mondo che adesso si fatica a comprendere, perché era composto di rinunce, di valori, di ideali che nel 2013 sembrano il frutto di autopunizioni e non di valori.
        Se uno ha vissuto un’infanzia e un’adolerscenza fatta di rinunce, quando ne avrà settanta rinunciare a vivere non gli sembrerà un fardello particolarmente pesante.

      4. Hai scritto una cosa che fa molto riflettere. Anch’io penso che i sacrifici siano la molla per andare oltre. Una vita rivolta a guardarsi l’ombelico è una vita sterile

      5. Concordo perfettamente con le tue parole.
        Oggi rinunce e sacrifici appaiono agli occhi di molti come un segno di sconfitta. E di conseguenza anche la vita di coppia ne soffre e con troppa facilità la fa scoppiare.

    2. Se vuoi davvero, la tua vita puoi fartela comunque anche occupandoti degli altri

      1. Senza dubbio, Si può vivere e occuparsi dell’altra.
        Ma non tutti ci riescono. Quindi o non lo fanno per nulla o lo fanno come quell’anziano.

  10. Bellissimo il racconto, anche io ho un’esperienza molto forte: mio cognato, un chimico affermato, una malattia che gli ha “rubato” il suo essere. E’ stato tremendo vederlo passre dalle conferenze che teneva come ricercatore all’essere un bambino spaurito che non aveva più coscienza di sè. Mia sorella l’ha curato e accudito fino alla fine….. con tanto sacrificio ma soprattutto con tanto amore e un po’ di umorismo e fantasia. Anche senza ricordare chi era, sicuramente mio cognato ha “sentito” fino alla fine di essere una persona amata!

    1. Qui entrano in gioco troppe domande e innumerevoli risposte che hanno a che fare con l’etica, con l’essenza che ti rende persona, con l’accanimento terapeutico. Fermo restando che la vita è una e ognuno sceglie di viverla (e morire) come vuole, per me quella di tua sorella è l’unica via percorribile

  11. Una situazione come ce ne sono tante e che i media ci nascondono perché’ non fanno audience.
    Una ” buona notizia” degna della mia iniziativa di,ogni venerdì. Se ti va di aderire leggi il mio articolo ME)WE . Più’ siamo più ‘ possiamo cambiare il mondo!
    Grazie del passaggio da me.
    Love
    L

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